Introduzione
L'arte digitale ha aperto un nuovo capitolo nella storia dell'espressione artistica, consentendo ai creativi di esplorare e sperimentare forme e concetti mai prima d'ora concepiti. In un incrocio di innovazione e tradizione, c’è il progetto di Beatrice Vigoni, crypto artist e co-fondatrice di CryptoMADONNE, primo progetto NFT italiano che esplora il tema della femminilità attraverso l'iconografia sacra. Partendo dalla tradizione dell'arte sacra del Masaccio, viene riproposta in chiave contemporanea l'immagine della Madonna, venerata come simbolo di purezza, forza e maternità, e creando una narrazione visiva che riflette l'esperienza femminile nell'era digitale. La sua visione audace, sensibile e la sua abilità tecnica si combinano per creare un'esperienza visiva straordinaria che affronta temi universali come la femminilità, l'identità e la spiritualità.
Intervista a Beatrice Vigoni
B: CryptoMADONNE è il primo progetto NFT italiano che si dedica al mondo femminile. Non è un caso che la Madonna sia il soggetto principale delle mie opere, Maria è un simbolo di una femminilità di matrice cristiano-cattolica. Non è stata scelta solo perché è archetipo universale, ma perché io stessa sono sempre stata molto legata alla figura della Vergine sin da bambina. Rivisitare questo soggetto permette di mettere in discussione la vecchia maniera di concepire la femminilità e riportarla al tema presente, per me e per tutte.
B: Il mio punto di partenza è la “Sant’Anna, la Madonna col Bambino e cinque angeli” (cfr. “Sant’Anna Metterza”, tempera su tavola di Masaccio e Masolino da Panicale, 1424-25). Un’opera che è portatrice di molti valori che condivido e che ho riproposto con questo progetto: primo tra tutti la sintesi tra il laico e il sacro, tra il razionale e l’irrazionale, tra il ruolo di madre e di figlia che in questo caso la Maria Vergine assume. Il Masaccio realizza tutto questo non solo a partire da una collaborazione – concetto a me molto caro -, ma anche dall’utilizzo di un tecnicismo di luci ed ombre tale da collocare la Madonna in un contesto quotidiano. Masaccio è il primo artista a “contemporaneizzare” la figura della Madonna. Il mio progetto è in continuità con questi intenti e Maria, nel mio caso, vive un processo ben definito fino ad arrivare alla CryptoMADONNA che vedi nei miei lavori.
B: Il processo che seguo è di de-sacralizzazione e ri-sacralizzazione. In poche parole, faccio una decostruzione del simbolo della Madonna a partire proprio da quella di Masaccio: dal suo ruolo destinato di Madre e di Vergine, la faccio ritornare una semplice ragazza di nome Maria. Estrapolando l’immagine e rielaborandola in pixel, la semplifico e la faccio diventare una matrice attraverso cui poi le faccio fare diverse esperienze di vita. Parliamo di un viaggio dentro non solo la femminilità, ma dentro se stessi e la propria psiche, sessualità e cultura col fine di conoscersi nel profondo. Ed è il conoscersi che costituisce il processo di ri-sacralizzazione, che è proprio l’esperienza in sé che prende forma e si rivela. Per me non c’è nulla di più sacro che prendere consapevolezza di sé, perché è proprio così che si impara l’amore, il bene e il relazionarsi in maniera positiva col mondo.
B: Ci sono due motivi per cui l’immagine è in pixel: il primo è un tributo esplicito ai CryptoPunks, la mia collezione preferita in assoluto nel campo della cryptoart. Il secondo, è la questione del vago, della necessità di riconoscersi nel soggetto rappresentato. Quindi il messaggio diventa universale, perché Maria non ha il naso fatto in un certo modo o la bocca fatta in un altro ancora, ma lascia all’osservatore l’opportunità di immedesimarsi e vivere l’esperienza attraverso la CryptoMADONNA.
B: Sì, CryptoMADONNE sta evolvendo. Era nata come una collective, ma ora si sa trasformando per adattarsi meglio al mercato dell’arte. Personalmente, mi sono sia riavvicinata al supporto fisico, perché sono laureata in Pittura, per cui ho sempre avuto questo approccio creativo, sia al graphic design, progettando poster. Più in generale credo che nel futuro l’arte NFT possa cambiare forma, esattamente come il mio progetto che si sta evolvendo con idee e tecnologie nuove, dal 3D fino all’adattamento al metaverso.
B: Il limite della NFT penso sia legato all’aspetto proprio delle criptovalute, il vero ostacolo all’accesso sia di chi vuole creare che di chi vuole comprare. La creazione del wallet, il fatto che una persona si debba approcciare ad un marketplace o la semplice mancanza di cultura finanziaria rende difficilissimo l’ingresso di molte persone a questo mondo, in special modo in Italia. Tuttavia credo che questa sarà la modalità del futuro e che pagamenti o attività si svolgeranno tutte seguendo questa logica, prima o poi ci si dovrà adattare.
B: Per rispondere alla domanda dobbiamo dare senso alla parola “creativo”. C’era uno studioso che diceva “tutto ciò che si può inventare, è stato già inventato”, ed è vero. Il processo creativo non è altro che rielaborare cose già esistenti, unire i concetti e creare qualcosa di nuovo. L’intelligenza artificiale è un medium creativo per generare e fare arte che si basa su tutto il contenuto regresso di quotidianità e di storie che noi stessi abbiamo caricato e accumulato su internet. Per cui trovo spesso ipocrita andare a colpevolizzare uno strumento come l’AI di plagio o di violazione del copyright, perché non fa altro che rielaborare contenuti già esistenti, che gli abbiamo dato in pasto noi stessi. Quindi sì, io penso che un mezzo come l’AI possa rivoluzionare il mondo dell’arte, perché riesce a simulare il processo creativo umano ma in un modo infinitesimamente più veloce. In questa rivoluzione artistica sarà fondamentale l’atto umano nei confronti di un risultato artificiale, ossia l’aggiunta della creatività umana su un risultato frutto di un processo di sintesi delle informazioni accumulate apparentemente perfetto.
B: Ci sono molti modi per approcciarsi a questo campo. Per esempio un’artista può approfondire l’aspetto più tecnico come la programmazione e lo studio della blockchain, non solo per avere un controllo totale del proprio progetto, ma anche per capire meglio la filosofia che c’è dietro questo movimento e quel senso di legame, rete e collettività che lo caratterizza. Più superficialmente, tutto può diventare NFT. Ci sono piattaforme su cui carichi il tuo lavoro digitale e ti viene restituito il codice, quel famoso “attestato” di autenticità indispensabile per la vendita dell’opera digitale.
B: Grazie!