PREMESSA
La quarta generazione del Web funziona grazie alla blockchain, la quale è definita come una rete informatica di “nodi” che ha la capacità di gestire in totale sicurezza le informazioni in un registro pubblico senza alcun controllo centralizzato, gestita tramite crittografia[1]. Grazie alla crittografia, solo il destinatario ha la possibilità di decriptare una transazione di un dato o un bene, mentre per gli altri è indecifrabile poiché sprovvisti di “autorizzazione”. Questa crittografia sfrutta un sistema non troppo complesso di chiavi, di cui ogni utente sulla blockchain è in possesso: la chiave pubblica (relativa ad un indirizzo personale per ogni utente) e la chiave privata (che serve ad autorizzare a terzi una transazione e permette all’altra persona di decriptarla). È importante che nessuno entri in possesso della chiave privata perché questo ha la stessa funzione di un pin segreto[2].
BLOCKCHAIN VS VIOLENZA DI GENERE, DISCRIMINAZIONE E SESSISMO
La Blockchain può rivelarsi un’ottima risorsa per il contrasto della violenza di genere perché «permette di creare uno spazio digitale privato e sicuro nel quale le informazioni sono distribuite tra nodi della rete e, pertanto, affidabili e immutabili»[3].
Ne è un esempio pratico “Vault Platform”, una piattaforma pensata per le aziende che permette di utilizzare uno spazio privato in cui il dipendente può inserire la propria segnalazione (abusi, molestie subite, cattiva condotta…) con la massima tutela e discrezione: la piattaforma analizza il comportamento del segnalato finché non sarà necessario condividere i report, ossia nel momento in cui le segnalazioni raggiungeranno un numero sostenuto[4].
Garantire un ambiente sano di lavoro è un elemento fondamentale per l’emancipazione femminile, spesso oltraggiata dalle continue discriminazioni, ma la nascita di questo nuovo settore – delle tecnologie blockchain e tutti gli aspetti che ne derivano – potrebbe rivelarsi tuttavia una grande occasione di rivalsa, per far emergere e mostrare il proprio potenziale, «recuperando il gap che affligge le professioniste […] donne rispetto agli uomini»[5], al punto di essere considerato uno “strumento di liberazione ed emancipazione per le donne”[6].
SMART CONTRACTS E SEXUAL HARASSMENT
Secondo il report “Donne e Industria Blockchain, indagine sulle carriere professionali e l’occupazione femminile in Italia e in Europa” – per iniziativa dell’Osservatorio Italiano Nazionale Blockchain (IBNO) e della community internazionale Blockchain Ladies – è infatti emerso che la blockchain può avere un forte impatto, oltre che economico, sul benessere delle donne. Infatti, oltre che aiutare le donne ad emergere in un nuovo e innovativo ambito lavorativo, dà la possibilità di creare un’indipendenza economica, un’emancipazione femminile e potrebbe persino eliminare il divario di genere. A tal proposito, esistono degli “smart contracts” (o contratti intelligenti) che sono in grado – attraverso programmi informatici basati su blockchain – di “eseguire automaticamente determinate operazioni predefinite quando tutte le parti avranno rispettato pienamente i loro obblighi contrattuali[7]”. Per questo motivo, si possono inserire degli adempimenti riguardo la parità di genere, in modo tale da rendere tracciabile – e automatica – l’individuazione del gender gap e convertire il mercato del lavoro in un ambiente più inclusivo[8].
CRYPTOGIRL: RETE DI SOLIDARIETÀ, INCLUSIONE ED EMANCIPAZIONE
In sostanza, questa “catena di blocchi” è uno strumento in grado di offrire grandi opportunità, con un potenziale di elevata portata. Tuttavia, quando entra in gioco l’opportunità e il potenziale, può emergere la cosiddetta “sindrome dell’impostore”, molto frequente soprattutto tra le donne che ricoprono posizioni cruciali all’interno di un contesto lavorativo. Questa sindrome si riferisce ad una percezione di non meritarsi un successo, un ruolo importante o i risultati ottenuti. Oltre che essere il risultato di una mancanza di autostima, però, si evince essere un vero e proprio fenomeno comune, che tuttavia ostacola il percorso di molte donne, che a causa dei continui pensieri sul fallimento, rimugino e autocritica tendono poi ad abbandonare i propri progetti o autosabotarsi[9].
Al fine di combattere e superare questo ostacolo, nascono sempre più community di donne che si supportano attraverso chat, eventi e corsi di formazione, attività di networking, convegni online e iniziative che raggruppano professioniste di qualsiasi settore, con lo scopo appunto di creare una rete di solidarietà.
Grazie alla blockchain è possibile creare uno spazio protetto e condiviso tra i membri del gruppo e ognuna può contribuire con le proprie conoscenze e idee, apportando valore aggiunto alla community, soprattutto in caso di dubbi o preoccupazioni sulle questioni lavorative, in cui diventa decisiva l’interazione con gli altri membri, i quali esprimono la propria esperienza e opinione supportandosi così a vicenda.
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